domenica 13 maggio 2018

Nella VII domenica di Pasqua. Ascensione del Signore

Soli non siamo mai: il Signore ascende
alla destra del Padre, dove siede
nella gloria, ma sempre ci difende,
ci sostiene benevolo, provvede


a noi con rettitudine, ci attende
se per caso vacilla in noi la fede
del cuore, ci indirizza, in noi riaccende
l’amore per il prossimo se vede


che in noi la carità s’è un po’ svilita,
ci manda a predicare a ogni creatura
il suo santo Vangelo, la sua vita,


l’eterna verità, ci rassicura
che in lui c’è gioia autentica, infinita,
e non dobbiamo avere più paura.


Casalecchio di Reno (Bologna), 13 maggio 2018



Il Signore, come durante i quaranta giorni precedenti, appare agli Undici: ormai non hanno più dubbio alcuno che sia lui, perché i segni compiuti dal risorto sono stati talmente convincenti che la paura si è trasformata in gioia certa. Gesù è la primizia di coloro che si rivestono di un corpo nuovo, di un corpo mistico, del vero corpo dell'uomo, che già Gesù aveva mostrato a Pietro, Giacomo e Giovanni sul monte Tabor trasfigurandosi davanti a loro. Gesù è quello che tutti noi saremo, dopo il transito di questa vita, dopo le gioie e i travagli della nostra umana esistenza, che egli stesso ha provato sulla sua carne, perché la sua era vera carne, come la nostra. Ecco, in quell'apparizione a Betania il Risorto comanda ai suoi discepoli di evangelizzare ogni creatura fino ai confini della Terra, fino all'ultimo uomo che esista. La chiesa diventa missionaria: non sussiste più differenza tra uomo o donna, tra popolo eletto e gentili, perché il signore è risorto per tutti e dà segni continui della sua presenza, perché sedere alla destra del Padre non significa che egli non sia ogni istante con noi, ma che ogni istante può intercedere per noi presso il Padre, di cui è consustanziale. L'Ascensione segna l'inizio di un modo nuovo di considerare i cieli, quelle profondità abitate solo da Dio, secondo la preghiera insegnataci proprio dal Figlio, «Padre nostro, che sei nei cieli», perché ora anche il figlio è di nuovo asceso a quei cieli ed è tornato ad abitarli col Padre e lo Spirito consolatore. Insomma, quella di oggi è una festa grande. Sì, è vero, una volta si festeggiava giustamente il quarantesimo giorno, il giovedì precedente alla VII domenica di Pasqua; ma noi non festeggiamo l'anniversario, bensì la ricorrenza grandiosa di quell'evento. E c'è davvero da gioire per questo.

Copyright (C) Federico Cinti 2018
Immagine: Pietro Perugino, Ascensione di Cristo, 1496-1500, Wikipedia

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