sabato 19 maggio 2018

Poesia di vita vera

Se la poesia vive di vita vera
sulle ali delle nuvole o del vento
inverno, estate, autunno o primavera
tra sillabe un po’ storte o senza accento,


se apre il cuore al mattino, se la sera
riaccende una speranza al sole spento
dopo l’esausta angoscia giornaliera,
se dà voce a qualsiasi sentimento


dell’anima, al rovello del dolore,
alla gioia anche piccola del giorno
che ritrova in un attimo colore,


allora sono a casa mia, ritorno
a volare felice d’un amore
intenso, valicando ogni contorno.


Casalecchio di Reno (Bologna), 19 maggio 2018



Perché, in fondo, tra i poeti mi sento bene, sì, diciamo pure che mi sento a casa, ed è stato così da sempre, anche quando non lo sapevo. Già, perché da piccoli, quando si è ignari del mondo, e il mondo è ignaro di noi, mi ha sempre affascinato la poesia. E ricordo che avevo anche una grande facilità di memorizzazione, che poi ho trasformato, non so quando e non so come, quindi non me lo chiedete, in una vaga tecnica mnemonica. Oh, sta di fatto che adesso riesco a ricordare cose pure molto lunghe, anche se la nostra è senza dubbio l'epoca della memoria artificiale. Uhm... una bella storia, anche quella: molti pensano tra sé e sé che non vi sia più bisogno di ricordare tutto, tanto c'è il supporto informatico che conserva ogni cosa di cui si ha bisogno. Ma quello di cui ho sempre bisogno io lo voglio con me, vale a dire dentro di me, un po' come diceva Seneca, scrivendo «omnia mea mecum sunt». E io la poesia la sento una parte di me, una mia intima fibra, come una pulsazione, come la meraviglia di cui parlava Aristotele, la meraviglia che genera la filosofia. Il reale mi comunica sempre qualche cosa di nuovo, perché cambia sempre e io con esso, come dice Dante «mutandomi io a me si travagliava» (Par. XXXIII 114), quando guarda nel punto più profondo di Dio, per quel che può intendere un intelletto limitato quale è quello dell'uomo. E in quel punto, nell'unità profonda di Dio, sta «ciò che per l'universo si squaderna» (Par. XXXIII 87). In quello squadernarsi continuo c'è la poesia, la mia poesia, quello che provo a riprodurre nei miei piccoli versi che, alle volte, sanno di prosa. Ma questo è il mio giardino, è il giardino in cui ritrovo quella parte di me che, di solito, si perde dietro le beghe della vita quotidiana, che mi fa respirare un'aria pulita e quasi mi rigenera. Ecco, la poesia sta nelle cose e nelle cose c'è la poesia: occorre saper leggere quel che non è scritto a chiare lettere, ma è nascosto, perché l'essenziale non è immediatamente visibile agli occhi.

Copyright (C) Federico Cinti 2018
Foto di VN

Nessun commento:

Posta un commento